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venerdì 27 marzo 2015

L'ALBA DEI MORTI VIVENTI 
( DAWN OF THE DEAD )
di Zack Snyder 
Ecco a voi il tanto atteso remake del cult romeriano “Zombi (Dawn of the Dead)” che dopo aver ottenuto ottimi esiti al box office americano, approda anche in Italia. La storia parte da premesse similari al suo predecessore, con il contagio ed il gruppo di superstiti che si rifugia nel supermercato. Qui i nostri, fra discordie, incomprensioni ed incidenti vari, cercheranno di sopravvivere ai morti viventi e di mantenere l'equilibrio mentale mentre il mondo sembra ormai irrimediabilmente devastato. C'è ancora speranza di fuga ? C'è ancora speranza di una nuova vita ? Il giovane regista esordiente Zack Snyder dirige con ritmo aggressivo la vicenda, rivelando le sue origini “videoclippare” accompagnate però da un'ottima tecnica e dalla capacità di creare reali attimi di tensione. Non starò qui a paragonare questo “remake” con l'inarrivabile film di Romero anche perché i due film hanno identità ben distinte e differenti. Il messaggio sociale di “Zombi” non viene tenuto troppo in considerazione dallo sceneggiatore James Gunn, che privilegia il ritmo serrato e i colpi di scena, creando una sorta di action/horror di sicuro intrattenimento. Se si chiude un occhio su alcuni passaggi pretestuosi dello screenplay e sulla psicologia piuttosto stereotipata di molti personaggi, si deve dar atto a Gunn di aver imbastito una storia carica di orrore e angoscia, con un finale sorprendentemente nero. La confezione è impeccabile grazie anche alla gelida fotografia ed al montaggio molto dinamico. Buona anche la prova recitativa del cast in cui spicca soprattutto il granitico Ving Rhames. Lo splatter abbonda e gli fx sono ottimi, cosi' come il make-up degli zombies. Come in “Resident Evil”, “28 Giorni Dopo”, “House of the Dead”, “Undead” (e potrei citare altri film del neo-filone sugli zombie), i morti viventi invece che deambulare lentamente, corrono e saltano come forsennati. La cosa ormai non stupisce più di tanto ma anzi da il via ad una mia buffa riflessione. Lo stereotipo dello zombi che corre è il riflesso stesso del moderno cinema (e, in fondo, del ritmo odierno della vita)
dove tutto è ossessivamente veloce, dalla regia al montaggio e pertanto gli stessi morti viventi non possono fare a meno di adeguarsi, no ?