halloween mirabilandia


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venerdì 27 marzo 2015

ATM - Trappola Mortale
di David Brooks
Per chi abita a Milano e dintorni la sigla Atm non può non rievocare, prima di tutto, la famigerata e disorganizzata azienda dei trasporti pubblici che costituisce già in sé un elemento orrorifico ed angosciante. Ma nonostante il possibile fraintendimento meneghino, Atm (sceneggiato da quel Chris Sparling che confezionò il gioiellino minimal "Buried") si riferisce agli sportelli bancomat e proprio lì infila il pericolo e la (poca,a dire il vero) tensione claustrofobica di turno. Al termine di un party aziendale David, Emily e Corey si mettono in macchina, diretti verso casa. Un languorino notturno assale però il giocherellone Corey, che convince i colleghi a fermarsi per una pizza, previa sosta al bancomat per recuperare qualche contante.
La scelta ricade su uno sportello (toh và!) isolato e inquietante, una cabina a vetri nel mezzo di un parcheggio deserto, oasi monetaria nella terra di nessuno.
Tra un inconveniente e l’altro i tre ci impiegano un tempo improponibile per effettuare la semplice operazione e quando finalmente si accingono ad uscire dal gabbiotto, qualche metro davanti a loro si erge immobile un omone (“troppo grosso per essere un semplice barbone”, fa notare David, senza alcuna base teorica comprovata) in cappottone oscurante, che sembra intenzionato ad attenderli.
E braccarli.
Da qui la trappola mortale del titolo, all’interno della quale i tre protagonisti dovranno inventarsi qualcosa per eludere l’appostamento malvagio. Ma chi è l’uomo? Cosa vuole? E perché pur essendo in tre vs uno, non trovano le palle per uscire e randellarlo?
Tutte domande lecite, ma le risposte sono e rimarranno un po’ aleatorie.
La passione per l’horror minimalista non è semplicemente artistica, ma anche utilitaristica: budget nullo, poca azione, una location fissa. Ma al contrario di "Buried", dove l’ansia era densa e il cinismo dilagante, "Atm" lascia a desiderare e i pur risicati 75 minuti passano male e lenti.
Il principale problema è quello che scoprirete per ultimo, con una risoluzione che lascia voragini oggettive in una trama compassata e che gioca al risparmio. Lungo il sentiero,espedienti stiracchiatissimi per suscitare sospetti e traviare. Ma non si può ingannare lo spettatore semplicemente facendolo passare per fesso. E "Atm" offende logica e intelligenza come pochi altri film, concedendo per giunta pochissimo al "rossosangue" così come sono approssimative le dinamiche psicologiche fra i personaggi segregati. Attorucoli che fanno di tutto per morire e per farci sperare che succeda.
Nemmeno un prelievo di denaro nel cuore della notte, nel peggior quartiere, vi farà paura dopo la visione. Semmai, diffiderete da chi indossa il Woolrich. E da chi insiste sul filone dell’orrore intrappolato, spoglio ed essenziale che, probabilmente, non ha già più molto da raccontare.

RECENSIONE DI

LUCA ZANOVELLO