halloween mirabilandia


gli zombi di mirabilandia halloween 2015... di byHoRRoRJASON E'STATO UN PIACERE VEDERE E SFIORARE TUTTI QUESTI AMABILI MOSTRICIATTOLI CHE SI SONO IMPEGNATI AL MASSIMO PER IL PIACERE DEI VISITATORI DEL PARCO MIRABILANDIA...BRAVI

venerdì 27 marzo 2015

AMERICAN PSYCHO
di Mary Harron 
Inutile dire che il qui presente prodotto è tratto dall'omonimo best seller di Bret Easton Ellis, libro cult che diede scandalo (anche se ad onor del vero a tutt'oggi vi è molto di peggio) quando uscì narrando paranoie e gesta sadiche di uno yuppie in carriera. C'era da aspettarselo che un libro così controverso diventasse un film, ed infatti qualcuno ci ha messo le mani per far si che la follia di quelle pagine diventasse 1 ora e quaranta minuti di celluloide in cui Patrick Bateman si muove a cavallo tra le sue due vite parallele. La prima, di elegante, raffinato e curatissimo uomo d'affari, ossessionato dal look e dal culto del fisico (paranoica ma fondamentale la scena iniziale in cui descrive la sua quotidiana cura del corpo), la seconda di assassino e spietato serial killer, sadico fino all'inverosimile. Trascorre le sue giornate tra noiose discussioni con colleghi d'ufficio, soggiogati da miti degli anni ottanta come i ristoranti di culto, il lusso e perfino il colore dei loro biglietti da visita. L'esasperante routine fatta di lavoro, donne, locali e serate tra droga e alcool tratteggia la generazione della fine degli anni ottanta prossima al collasso. Collasso che si verifica nella mente di Patrick quando lascia invece fuoriuscire il suo alter ego criminale. Così in una escalation senza controllo comincia ad uccidere prima metodicamente, poi sempre più in maniera sregolata, riuscendo a fatica a costringere il suo io criminale a riaddormentarsi quando con la luce del giorno deve rivestire i panni del posato uomo d'affari. Colleghi d'ufficio e prostitute non fa differenza, è l'atto omicida che conta perpetrato sempre con cura e distacco. Tutto è superficiale, tutto è finto, perfino gli omicidi sono eseguito semplicemente come fossero "culto dell'immagine" e non atti di crudeltà o delirio. Eppure in questo film manca qualcosa. Manca la cosa che fin dalle prime battute ci mettono sotto gli occhi (anche se poi, svelato il gioco di inquadrature, scopriamo non essere ciò che pensiamo): il sangue. Se è effettivamente tratteggiata bene la mondanità di plastica ottantiana anche nelle ambientazioni, nei vestiti, e nei gadgets (che sono stati appositamente riesumati per il film) manca il lato violento della cosa. Ad una buona caratterizzazione di Bateman, perso nel suo totale e maniacale studio del corpo si contrappone una mancata vena sanguinolenta per dipingere il suo alter ego psicotico. Ogni momento in cui la telecamera dovrebbe e potrebbe indugiare su scene davvero forti (riconducendo al culto dell'immagine, sebbene devastata, anche l'altro lato del protagonista, completandone la mania estetica) ritorna il solito tormentone poco artistico, ma cardine, nel cinema di massa: la censura. La telecamera non si può spingere oltre un certo limite, il businness ha sempre la meglio sull'arte. Il film si lascia guardare, regala anzi un finale molto bello, un dissiparsi di certezze in cui nemmeno noi capiamo cosa è vero e cosa no, se ciò che abbiamo visto era frutto della follia di Patrick o realtà; è piacevole e a tratti schizoide e perverso al punto giusto, ma questa dose di follia rimane sempre senza uno sfogo a causa di una regia che ci nega ciò che completerebbe l'opera: un po' di violenza mostrata nella sua lucida intensità.

RECENSIONE DI

DAVIDE "DE" MASPERO