halloween mirabilandia


gli zombi di mirabilandia halloween 2015... di byHoRRoRJASON E'STATO UN PIACERE VEDERE E SFIORARE TUTTI QUESTI AMABILI MOSTRICIATTOLI CHE SI SONO IMPEGNATI AL MASSIMO PER IL PIACERE DEI VISITATORI DEL PARCO MIRABILANDIA...BRAVI

venerdì 27 marzo 2015

APRI GLI OCCHI
(ABRE LOS OJOS - OPEN YOUR EYES)
di Alejandro Amenábar
...Apri gli occhi...
E' il messaggio registrato sulla suoneria della sveglia di Cesar (Eduardo Noriega, perfettamente in parte), che una brutta mattina, dopo la doccia di rito, scopre di avere abbandonato il proprio letto soltanto per avventurarsi in una metropoli completamente deserta, dove l'ambiente circostante sembra essere niente altro che uno scenario ricostruito e del tutto privo di vita; abbandonato il posto di guida della propria auto, si mette a correre a perdifiato, incredulo, alla disperata ricerca di un'anima viva...ma invano. E' soltanto un incubo, però, che Cesar racconta ad uno psichiatra (Chete Lera), nella cella dell'ospedale giudiziario in cui è stato rinchiuso. Poco tempo prima di finire in quel posto, il giovane, brutti sogni ricorrenti a parte, non se la passava male: i genitori lo avevano lasciato prematuramente orfano, con in tasca una fortuna ed in mano una fiorente azienda da amministrare, e le donne non gli mancavano perchè anche l'aspetto fisico non lasciava a desiderare. Tutto sembrava perfetto, quindi; o quasi. Perchè Cesar, narcisista ed egocentrico, era refrattario ai rapporti affettivi: nessuna delle sue numerose conquiste, puntualmente scaricate dopo una una notte di passione, aveva mai fatto breccia nel suo cuore, dove c'era posto solamente per Pelajo (Fele Martinez), l' unico amico vero. Ma quest' ultimo, molto diverso da lui in quanto ad estrazione sociale e fortuna con l'altro sesso, lo invidiava nemmeno troppo segretamente; una invidia che si trasformò in autentico livore quando una sera lo stesso Cesar, che stava appena sperimentando il primo colpo di fulmine in venticinque anni di vita, dimostrò di essere pronto a non fermarsi di fronte a niente pur di soffiargli Sofia (Penelope Cruz in gran forma), una bella ragazza che Pelajo aveva appena conosciuto all'università, e con la quale avrebbe evidentemente voluto intraprendere una relazione. Sembrava non esserci competizione tra Cesar, bello, ricco, sicuro di sé, ed il timido e dimesso Pelajo, ma la fortuna girò quando il primo rimase coinvolto in un incidente stradale provocato dall'ultima tra le amanti abbandonate dal giovane, l'instabile Nuria (una inquietante Najwa Nimri). Estratto dall' abitacolo miracolosamente vivo ma sfigurato irrimediabilmente, Cesar iniziò così a sperimentare per la prima volta in vita propria l'abbandono e la solitudine più completa, tra estranei che lo deridevano per il proprio nuovo aspetto, donne che ora provavano per lui soltanto disgusto, e la nuova arrivata Sofia che a quel punto gli preferì senza indugio Pelajo. Dopo avere toccato il fondo, con vani tentativi di nascondere il proprio volto dietro ad una maschera ed il conseguente forzato isolamento tra le mura domestiche, a Cesar parve di rinascere quando Sofia tornò sui propri passi e gli confessò di averlo sempre amato,e quando, successivamente, luminari della chirurgia estetica lo sottoposero ad una operazione rivoluzionaria che gli restituì il bell'aspetto di un tempo. Cesar avrebbe potuto essere di nuovo felice, adesso, ma gli incubi di sempre peggioravano in maniera esponenziale, irrompendo nella realtà: Nuria, creduta morta nell' incidente, inspiegabilmente ritornava prendendo il posto di Sofia, il protagonista reagiva seviziandola e denunciandola, ma era lui stesso a finire nei guai quando la polizia raccoglieva prove che smontavano la sua versione e lo accusava di essere un pazzo visionario. Fino alla notte in cui, assassinata l'ex amante che sembrava perseguitarlo sostituendosi alla nuova fiamma nei momenti più impensati, Cesar si ritrova in isolamento nel manicomio, e deve iniziare ad aprire i propri occhi per davvero, facendo finalmente i conti con cosa è veramente reale e con cosa invece lo sembra soltanto... Dopo l'esordio in sordina con “Tesis” (datato 1996, ma che in Italia verrà distribuito parecchi anni dopo questo), Alejandro Amenabar entra finalmente nel cinema dalla porta principale con un thriller di gran classe. Nuovamente fiero di citare i modelli ispiratori, che stavolta spaziano dall' Hitchcock di “La donna che visse due volte” ad Argento con tutto il suo armamentario di riprese acrobatiche, soggettive estreme e preziosismi cromatici (qui il responsabile è il bravo Hans Burman), l' autore spagnolo (ma di origini cilene) recupera meccanismi antichi (debitori a certacyberfantascienza risalente agli anni Cinquanta e Sessanta, e già più volte rispolverata da altri nei decenni successivi), adattandoli con sensibilità e gusto straordinari ad un intreccio quasi da film giallo: anche qui c'è infatti un fitto mistero da svelare, e, come in ogni film del genere che si rispetti, la soluzione arriverà soltanto poco prima della fine, in parte attesa ed in parte inaspettata ma comunque non peregrina, perfettamente in linea con i numerosi minimalistici particolari disseminati lungo la vicenda. Stupisce, specialmente in un ragazzo all'epoca appena venticinquenne come il protagonista del suo film, la capacità di gestire in maniera fluida e disinvolta un plot tanto intricato, di fatto un viavai continuo tra realtà, sogno ed immaginazione, presente, passato e futuro, senza mai sconfinare nella banalità o nell'inverosimile: “Apri gli occhi” è una macchina perfetta o quasi, in grado di perdere pochissimi colpi e di tratteggiare in maniera sublime un microcosmo pericolosamente vicino alla realtà quotidiana, dove pietà, amore e fratellanza non sono di casa nonostante le apparenze, e dove nessuno o quasi, dal punto di vista morale, si salva. Un mondo dove tutti sono - siamo, sembra dire il regista nemmeno troppo velatamente - “figli di puttana”, per usare una definizione tanto cara al protagonista; che lo è per primo, in fondo, anche se dopotutto non più di chi lo ha sempre circondato. E sono state proprio la (dis)umanità dei personaggi e la poetica della narrazione a prevalere infine sull'intreccio mistery in sé stesso: coprodotto da Francia ed Italia (c'è di mezzo la lungimirante Lucky Red dell'ex attore Andrea Occhipinti), il film ha fatto registrare ottimi incassi ovunque, contendendo nella natia Spagna il primato al “Titanic” di James Cameron, rivelandosi seminale (la saga di “Matrix” è venuta dopo) e lanciando direttamente nell' olimpo Amenabar (anche coautore della sceneggiatura, con Mateo Gil, e delle ottime musiche, assieme a Mariano Marin), che in cambio della cessione dei diritti per la realizzazione del remake “Vanilla Sky” (troppo edulcorato ed anche per questo di gran lunga inferiore, anche se molti incredibilmente lo preferiscono all'originale) otterrà direttamente da Tom Cruise, protagonista e produttore di quest'ultimo, la chance di girare l'horror soprannaturale “The Others”; poi l'incetta di premi (Oscar incluso) fatta col drammatico “Mare dentro” giustificherà l'abbandono di un genere a cui, come si evince dal successivo “Agorà”, sembra non essere momentaneamente intenzionato a tornare, ma nel cui ambito - si spera - vorrà dire ancora qualcosa in futuro.

RECENSIONE DI
FLAVIO GIOLITTI