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venerdì 27 marzo 2015

AFTERMATH
di Nacho Cerdà
Shockante mediometraggio, ad elevato contenuto splatter e girato con tecnica sopraffina, realizzato nel 1994 dal controverso regista spagnolo Nacho Cerdà. La storia vede una ragazza perire in un incidente autostradale, a causa di un cane che ha attraversato improvvisamente la strada. Il suo cadavere viene poi trasferito all'obitorio dove dovrà essere analizzato tramite autopsia. Purtroppo la salma non ha finito le sue tristi peripezie poiché il medico, che si occupa delle autopsie, è un necrofilo che sezionerà con morboso gusto il corpo prima di accoppiarsi con esso. Cerdà concepisce una trilogia, con suo personalissimo e nichilista punto di vista, e attraverso tre opere (“The Awakening”, “Aftermath” e “Genesis”) parla della nascita, della morte e della rinascita. “Aftermath” è di certo il più duro, visivamente e concettualmente parlando, dei tre capitoli e la morbosa tematica della necrofilia viene trattata con uno sguardo impietoso e freddo. Privo di dialoghi e commentato unicamente da rumori di scena e dal “Lacrimosa” di Mozart, il film si sviluppa come una spirale che fa scivolare lo spettatore nell'orrore sempre più a fondo. Tecnicamente davvero impeccabile con regia, montaggio e fotografia di grande livello, "Aftermath" è un vero shock e non unicamente per le viscere ed il sesso malsano che mette in mostra. L'opera di Cerdà si spinge oltre il dettaglio grafico e finisce con il toccare le corde della gelida e metodica crudeltà (il finale, con il “pasto” del cane) che tagliano esplicitamente le gambe allo spettatore ed a qualsivoglia possibilità di liberarsi dal peso della visione. Pluripremiato in numerosi e prestigiosi festival, resta comunque opera controversa ed estremamente trasgressiva la cui visione è consigliata solo, ed esclusivamente, agli stomaci robusti